Archivi della categoria: autoritarismi

Dalla parte di una maestra antifascista e incazzata

el maestro luchando

[…]

Troppo onesti,
troppo davvero buoni,
questi ragazzi che hanno disimparato
a contrapporsi.

(Fabio Pusterla, Per una insegnante cattiva, 2014)

Senza manganelli, quando volete. Così Lavinia Flavia Cassaro, antifascista, maestra precaria e incazzata, a Torino inveisce ripetutamente contro il cordone di sicurezza schierato a protezione dei fascisti di Casapound per impedire che il loro comizio venga disturbato dalle contestazioni. Non conosciamo Lavinia Flavia Cassaro di persona, ma ri-conosciamo la sua incontenibile rabbia di fronte ad uno schieramento di poliziotti in antisommossa che protegge i fascisti, ammessi a partecipare alle elezioni politiche in un paese, questo, la cui Costituzione vieta espressamente la ricostituzione di organizzazioni politiche di matrice fascista. E invece i fascisti non solo vengono ammessi alle elezioni, ma i loro comizi vengono protetti e garantiti dalle forze dell’ordine, su e giù per lo stivale. Ri-conosciamo la rabbia di una precaria, trapiantata al nord con uno stipendio tra i più bassi d’Europa e la rabbia, troppo spesso repressa, di un corpo docente contro cui sono schierate frotte di pennivendoli in una gara al massacro, alla diffamazione e alla delegittimazione della  scuola statale nel momento stesso in cui questa viene trasformata, anzi mostrificata, in una palestra di addestramento al lavoro precario, se non schiavile, mentre, parallelamente, i percorsi per accedere alla professione docente e diventare di ruolo vengono resi sempre più incerti e costosi.  Continua a leggere →

Violenza di Stato e ancelle del biopotere

 

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Londra, 25-08-16 #WearWhatYouWant. Manifestazione davanti all’ambasciata francese a Knightsbridge per protestare contro il divieto di indossare il burkini, diventato legge in molte città costiere della Francia

In Francia vietare alcuni tipi di abbigliamento, interdire precisi comportamenti nei luoghi pubblici, sanzionare usi e costumi di una parte della popolazione è prassi politica consolidata e radicata storicamente tra il XVIII e il XIX sec. Michel Foucault, in particolare ne La società punitiva ed in Bisogna difendere la società ci fornisce delle coordinate ancora valide per leggere il presente.  Sono i seminari al College de France in cui Foucault traccia la genealogia del biopotere, in cui ci parla dell’articolazione del potere disciplinare in Francia e in Inghilterra. Anche gli apparati di potere del XX secolo, ci spiega, quando devono dominare le irregolarità, scelgono la strada della “moralizzazione della penalità”, che si traduce nella “penalizzazione dell’esistenza” dei gruppi irregolari, dal momento che la loro vita viene inquadrata “in una specie di penalità diffusa, quotidiana” (p. 210).

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Zahra Ali: Decolonizzare il femminismo

 

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Intervista pubblicata in francese l’11 giugno 2016 da Ballast, rivista collettiva di creazione politica (on line & su carta).

Traduzione di Elisabetta Garieri

Mettere insieme femminismo e islam non è cosa che si faccia senza crear problemi: spesso i femminismi occidentali temono l’intrusione del religioso (patriarcale e regressivo), mentre gli spazi musulmani temono il ricatto neocoloniale all’emancipazione delle donne. Sociologa e autrice nel 2012 del saggio Femminismes Islamiques [Femminismi Islamici, non tradotto in Italia, ndr], Zahra Ali fa suo questo “ossimoro” per presentarne quelli che chiama gli “a priori” reciproci. Lei che milita contro l’esclusione delle studentesse che portano il foulard, invita a contestualizzare, storicizzare e respingere gli essenzialismi: condizione necessaria alla creazione di un femminismo internazionale e plurale.  Continua a leggere →

Le femministe ostacolano le donne musulmane appoggiando le leggi razziste francesi

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Di Christine Delphy. Traduzione dall’inglese da un articolo pubblicato su  The Guardian

Se  alcuni gruppi di donne vedono le musulmane che indossano il velo come una minoranza oppressa, dovrebbero ragionevolmente sostenerle e comprenderne le motivazioni invece di contribuire ad ampliare una delle peggiori fratture della società francese. Continua a leggere →

Sotto il velo dell’impostura. Di burka, burkini e PornoBurka.

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Nel mezzo di una strada moderna della Barcellona alternativa e diversa, cosmopolita, appare senza complessi, senza rimorsi, senza colpa apparente, senza aver chiesto permesso né averne avuto, né più né meno, un burka. Una donna sotto un burka, sarebbe giusto dire, ma il primo termine non importa. Di donne ce ne sono molte, di burka, no. Un burka sopra una donna scomparsa, inghiottita da una griglia azzurra che incornicia di filigrana gli occhi che non si vedono. Non si vede niente, né le mani, coperte da guanti, né le caviglie, coperte da calzini. Niente e, ciononostante, tutto. Si vede il burka. C’è bisogno di vedere qualcosa di più? […] Un burka. Afghanistan, il nome maledetto o benedetto secondo il lato da cui si guarda, il nome che rimette tutti al loro posto, che scopre chi è chi a migliaia di km dal posto dove ciascuno è qualcosa. Peshawar, i campi profughi, la sodomia, i talebani, l’11 settembre e il Kashmir, strappato dai maledetti indigeni. I pashtun, i patti, Musharraf, la bomba atomica, gli Stati Uniti, l’Iran, un islam o l’altro e ancora più in là. E adesso tutto ricomincia, sta qui in forma di burka. Stai con loro o contro di loro, sei dei nostri o stai fuori?

Brigitte Vasallo, PornoBurka.

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White god. Sinfonia per oppressi di ogni specie

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Per Balto e Tobia, che mi hanno insegnato a comunicare con gli occhi, le orecchie e la coda e che ogni giorno mi aiutano a costruire relazioni transpecie

Pezzi di carne e sangue, macellerie e macellai ovunque. Il cadavere di una mucca squartata e sezionata per l’ultimo verdetto, si va bene, è adatta per il consumo umano, il sangue che macchia sia il candore della camicia del veterinario sia il pelo dei cani da combattimento, le ginocchia sbucciate di una ragazzina caduta dalla bicicletta.

Sono i corpi che non contano ad occupare la scena in White God, Sinfonia per Hagen, di Kornél Mundruczó, vincitore del premio un Certain Regard a Cannes nel 2014. Corpi che non contano in una società sottoposta al potere disciplinante di un dio bianco fatto a immagine e somiglianza di quell’uomo bianco che, nelle parole del regista, ha dimostrato innumerevoli volte che è solo capace di dominare e di colonizzare. Così il cane, da una prospettiva evidentemente antispecista, diventa per Mundruczó il simbolo dell’eterno emarginato, il bastardo, il bandito dallo spazio socialmente condiviso, che proprio da questa sua condizione di marginalità e di oppressione prende forza per sovvertire un ordine sociale basato con violenza sulla selezione della specie, della razza, ma anche del genere, dell’orientamento sessuale o dell’abilità. Continua a leggere →

Maternità surrogata e oltre. Se non ora quando appellarsi al Parlamento europeo?

 

kruger_your_bodyA pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina diceva qualcuno, le cui parole sono ormai diventate letteralmente proverbiali.

Che all’improvviso una parte – per la precisione, le autoproclamatesi libere – delle SNOQ resuscitasse ex abrupto con un appello contro la maternità surrogata sembrava strano, dal momento che la gestazione per altri è vietata dalla legislazione italiana. Davvero non si capiva l’urgenza di prendere posizioni drastiche con tanta sbrigatività di fronte ad un nodo politico tanto delicato e complesso fino a quando è saltata fuori la data del 16 dicembre 2015 in cui al Parlamento europeo si voterà un emendamento contro la maternità surrogata proposto dal PPE all’interno della “Relazione annuale sui diritti umani e la democrazia del mondo” Continua a leggere →

Il femminismo un giorno sarà contro l’aborto, se continua su questa strada

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Leonor Silvestri parla con Florencia Arriola dell’amore, dell’eterosessualità, del capitalismo, della sorellanza o dei “territori morali” che impone anche il femminismo. Traduzione da Pikara magazine

Ha saputo essere una filologa antica e, anche se ha vissuto molte morti nella sua esistenza, oggi si dedica a dare lezioni a casa sua come una sofista dell’antichità. Poco umana e radicale, decostruttrice dell’amore romantico e distruttrice dell’eteronorma, Leonor Silvestri fa poesia, scrive, pratica sport di combattimento e balla dancehall e reggaeton. Sono questi i modi in cui accresce la sua potenza  e si reinventa, mentre cerca nuovi artifici che mettano all’angolo l’eterocapitalismo Continua a leggere →

Smontare narrazioni tossiche. La prostituta nigeriana

bitchface2In un intervento presentato nel 2005 al convegno “Il mito del buon italiano tra repressione del ribellismo e guerre civili” che aveva come oggetto i crimini sessuali del colonialismo fascista nel Corno d’Africa, Nicoletta Poidimani analizzava come la rappresentazione delle donne africane, somale, eritree etiopi, ma anche libiche, a partire dal colonialismo liberale di fine ottocento è stata volta al loro appiattimento sull’identità sessuale, per di più connotata da ipersessualità. Tale rappresentazione, culminante nel mito della Venere nera, è stata autorizzata anche all’inizio del fascismo per legittimare lo stupro coloniale e per convogliare forza-lavoro maschile in quei territori. Continua a leggere →

Perugia. Sei denunce per contro-manifestazione sentinelle in piedi

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foto di Marco Giugliarelli

dal collettivo Bellaqueer Perugia

Domenica 5 ottobre le strade e le piazze delle città italiane sono state invase da un fiume di gente festante, che con ironia e gioia ha travolto l’immobile oltranzismo cattolico omofobico e sessista delle “Sentinelle in piedi”, scese in piazza per sostenere una fantomatica libertà di espressione, di fatto per esprimersi contro l’agibilità sociale e politica e l’accesso ai diritti di donne, gay, lesbiche, trans etc..

L’esplosione di soggettività che li ha travolti ha messo in scena un protagonismo sociale differente, che non si limita alla difesa della libertà, ma è esso stesso esercizio e pratica della libertà. In tantissim* hanno riconquistato con una forza dirompente visibilità e agibilità politica in quegli spazi di vita quotidiana (la città stessa) che le politiche antisociali e liberticide dell’austerity sottraggono e rendono meno accessibili a tutt* ed ancora meno a chi rappresenta l’altro di una supposta neutralità del diritto (donne, gay, lesbiche, trans…). Continua a leggere →