Archivi della categoria: precarietà

Dalla parte di una maestra antifascista e incazzata

el maestro luchando

[…]

Troppo onesti,
troppo davvero buoni,
questi ragazzi che hanno disimparato
a contrapporsi.

(Fabio Pusterla, Per una insegnante cattiva, 2014)

Senza manganelli, quando volete. Così Lavinia Flavia Cassaro, antifascista, maestra precaria e incazzata, a Torino inveisce ripetutamente contro il cordone di sicurezza schierato a protezione dei fascisti di Casapound per impedire che il loro comizio venga disturbato dalle contestazioni. Non conosciamo Lavinia Flavia Cassaro di persona, ma ri-conosciamo la sua incontenibile rabbia di fronte ad uno schieramento di poliziotti in antisommossa che protegge i fascisti, ammessi a partecipare alle elezioni politiche in un paese, questo, la cui Costituzione vieta espressamente la ricostituzione di organizzazioni politiche di matrice fascista. E invece i fascisti non solo vengono ammessi alle elezioni, ma i loro comizi vengono protetti e garantiti dalle forze dell’ordine, su e giù per lo stivale. Ri-conosciamo la rabbia di una precaria, trapiantata al nord con uno stipendio tra i più bassi d’Europa e la rabbia, troppo spesso repressa, di un corpo docente contro cui sono schierate frotte di pennivendoli in una gara al massacro, alla diffamazione e alla delegittimazione della  scuola statale nel momento stesso in cui questa viene trasformata, anzi mostrificata, in una palestra di addestramento al lavoro precario, se non schiavile, mentre, parallelamente, i percorsi per accedere alla professione docente e diventare di ruolo vengono resi sempre più incerti e costosi.  Continua a leggere →

#25N e sorelle Mirabal – Cosa c’entra il femminismo con lo stato?

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Non possiamo che essere contente che sia finita la sfiancante giornata del 25 novembre. In tante, infatti, non ne potevamo più di veder girare sui media e sui social network spose insanguintate, donne pestate, bocche cucite, addirittura icone dei cartoni animati ritoccate con lividi e occhi pesti, segno dellorrido e macabro senso di estetica della violenza alla quale vorrebbero abituarci. Non ne potevamo più perché ci ha nauseato questo raccapricciante e mortifero gusto per l’orrido e per il macabro,  ma soprattutto perché ci disgusta ancora di più  il rovesciamento di senso che questa giornata cerca di operare sulle questioni per noi importanti. Ma cosa centra il femminismo con lo stato? cosa c entra il femminismo con le Nazioni Unite? ripassiamo un attimo di storia.

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Che genere di scuola oltre lo Stato?

paulo freire

Sarebbe un atteggiamento molto ingenuo aspettarsi che le classi dominanti possano sviluppare una forma di educazione che permetta alle classi dominate di percepire le ingiustizie sociali in maniera critica

Il triste caso dei libretti UNAR, come giustamente lo definisce il blog un altro genere di comunicazione, ha riattizzato l’atavico scontro sulla scuola  fra fondamentalisti cattolici, fautori del crocifisso in aula, dell’ora di religione, della difesa della famiglia tradizionale che ora hanno aggiunto alle loro crociate anche quella contro una fantomatica “ideologia gender”,  ed i difensori della laicità della cosiddetta scuola pubblica. Uno scontro che sostanzialmente si protrae in maniera stanca, procedendo lungo i binari di una contrapposizione sterile che, oltre a non produrre alcun avanzamento, reitera l’equivoco della scuola comunemente chiamata pubblica. Sgomberiamo innanzitutto il campo da questo equivoco odioso: tutte le scuole, confessionali incluse, sono pubbliche per definizione, perché aperte ad un pubblico, cioè ad una comunità di discenti i/le quali, invece di rivolgersi privatamente ad un istitutore, si rivolgono ad una istituzione, gestita dallo Stato o da altri soggetti, oppure cooperano a gestirne una. Per cui, la dicotomia cui ci si riferisce quando ci si erge a difesa della laicità della scuola, non è tra  pubblico/privato, ma tra statale e non. I libretti UNAR, dunque, frutto di un protocollo di intesa Miur-Pari opportunità, avrebbero voluto esprimere l’impegno a educare le nuove generazioni al rispetto dell’altro, al rifiuto di ogni forma di violenza o discriminazione, al valore civico dell’inclusione sociale, ritenendo questa attività un sicuro investimento per il futuro. Tutto molto bello, non fosse che la scuola statale  è  già da tempo orientata su un altro percorso volto a garantire un sicuro investimento per il futuro, un percorso calato dall’alto, che è passato sulle teste  di docent@, genitor@ ed alunn@ completamente ignari ed ignare della ristrutturazione in atto.

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Lettera di Ilaria: libere di scegliere non equivale a libere di abortire

educatrici guerriere roma

Roma, 11 ottobre 2012, flash mob delle educatrici degli asili nido

Ciao, mi chiamo Ilaria, ho 37 anni, sono laureata in pedagogia e faccio la baby sitter in nero. Ho deciso di scrivervi perché comincio ad essere davvero infastidita e nauseata dal ritornello  che sento ripetere ultimamente e che associa la libertà di scelta e l’autodeterminazione unicamente all’aborto. Ho deciso di scrivere a voi perché in questo blog mi pare di leggere analisi e riflessioni che si spingono un po’ oltre la retorica comune o almeno vedo lo sforzo di farlo. Per cui spero che vorrete dare spazio anche alla mia storia e condividerla. Continua a leggere →

Diritto delle donne al lavoro…sessuale, di Beatriz Preciado

todos tenemos algo de puta

Tutti abbiamo qualcosa della puttana. Rispettala

La prostituta è la figura paradigmatica del/la lavorator* biopolitico del ventunesimo secolo.

Dal blog intersezioni, la traduzione di Feminoska di un articolo di Beatriz Preciado pubblicato da Libération

Produzione e vendita di armi: lavoro. Uccisione di una persona applicando la pena capitale: lavoro. Tortura di un animale in un laboratorio: lavoro. Fare una sega ad un pene con la mano fino a provocare eiaculazione: crimine! Da cosa si può capire che le nostre società democratiche e neoliberali rifiutano di considerare il sesso come un lavoro? La risposta non va ricercata nella filosofia morale o politica, ma piuttosto nella storia del lavoro femminile nella modernità. Continua a leggere →

Sulla prostituzione in Francia: Una svolta reazionaria e nazionalista

1382806240-french-prostitutes-protest-against-new-law-penalizing-clients_3058907La Francia è attualmente attraversata da un forte dibattito sulla prostituzione che, sviluppatosi a seguito della proposta di legge di riforma del système prostitutionnel, ha oltrepassato i confini nazionali. L’articolo più controverso, quello che punisce i clienti con multe da 1500 euro fino a 3750 euro per i casi di recidiva, è già stato approvato, mentre l’intera legge verrà votata il 4 dicembre. Dalle aule dell’Assemblea generale la discussione è arrivata nelle piazze, dove accese sono state le contestazioni ad una legge che si inscrive nella tendenza abolizionista e reazionaria, espressione di una elite di sinistra non incline ad ascoltare le ragioni delle prostitute, organizzate nel Syndacat du Travail Sexuel, Strass

L’articolo che segue è stato scritto da Morgane Merteul, sex worker e militante della Strass, e Rokhaya Diallo, giornalista e scrittrice, e pubblicato da Le Monde.

Traduzione di Cinzia Biscarini, Joe Equidad e Maroua

Una svolta reazionaria e nazionalista

Da qualche anno, stranamente in un Paese ancora dominato da un forte sessismo, la questione delle violenze perpetrate nei confronti delle donne è diventata oggetto di particolare attenzione; il loro corpo non ha mai fatto parlare tanto. Dalle varie leggi che proibiscono l’uso del velo da parte delle donne musulmane, alla volontà di abolire la prostituzione, raramente la necessità di proteggere la dignità delle donne ha monopolizzato tanto il dibattito pubblico.

 

Ma, se osserviamo più da vicino, notiamo che è solo la condizione di alcune donne ad attirare tutte queste attenzioni: donne generalmente non bianche e provenienti dagli strati più poveri della società.

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Il gene della legalità, Darwin e la Femmina Umana

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Comunicato del collettivo Bellaqueer – Perugia

Sabato 16 novembre a Perugia, ore 10 palazzo della Provincia, nell’ambito del progetto “Educare alla legalità” che si svolgerà per tutto il corrente anno scolastico, si terrà un incontro, organizzato dalla Provincia, dall’inquietante titolo “Le basi naturali del nostro bisogno di legalità – il ruolo decisivo che Darwin ha attribuito alla femmina umana nello sviluppo della nostra civiltà”. A tenere la conferenza sarà un docente di medicina legale, Prof. Marchetti, dell’università del Molise. Tra i promotori, l’Uffico Pari Opportunità della Provincia.

Con viva preoccupazione esprimiamo tutta la nostra inquietudine sollecitata da alcuni termini chiave, che sembrano voler naturalizzare un presunto bisogno di legalità – termine oramai impiegato ingannevolmente come sinonimo di giustizia – quasi come se si cercasse di dare fondamento scientifico all’ipotesi dell’esistenza di una sorta di gene della legalità, di cui tutti – e magari ancor più le donne – naturalmente, saremmo portator*. Ci chiediamo incredul*: di quale educazione alla legalità stiamo parlando? Forse che l’apartheid non è stata anch’essa legge?

Ma la nostra inquietudine è accresciuta dallo spettro del determinismo biologico evocato da Darwin e dal ruolo decisivo attribuito da questi  alla Femmina Umana. Quale Femmina Umana?!?! quella che riproduce, che allatta? Continua a leggere →

#Paestum: la tuffatrice annaspa in un oceano vorticoso di banalità

la-tuffatriceSi è conclusa ieri a Paestum la tre giorni Libera ergo sum, autoproclamatasi sfida femminista  nel cuore della politica. Pur essendo una femminista, avevo già da tempo deciso che non sarei andata per i motivi che su  abbatto i muri qualcun@ si era già presa la briga di spiegare al posto mio. Però, da brava femminista, voglio tenermi aggiornata su ciò che si muove nell’area perciò, in questi giorni, ho cercato di seguire a distanza. Bene, profondo è… come chiamarlo… lo sconcerto? ….lo sconforto? …il disorientamento? nel constatare la vacuità e la superficialità dei temi messi a discussione  di cui si ha (scarsa) notizia. Continua a leggere →

Performare il confine: genere, geocorpi e tecnologia a Ciudad Juarez

Pubblicato anche da Carmilla

Come è noto, il termine “femminicidio” viene coniato per connotare le uccisioni seriali verificatesi a Ciudad Juarez, in Messico, a partire dagli anni 1993/1995, quando svariate centinaia di donne cominciarono ad essere uccise  tutte secondo una stessa modalità: donne esili, dai lunghi capelli neri, povere, soprattutto lavoratrici, più di rado studentesse,  violentate, torturate, accoltellate o strangolate ed il loro cadavere  abbandonato nel deserto. Spesso, le vittime si assomigliavano, i loro corpi ed i loro vestiti venivano ritrovati in posti diversi, oppure con indosso abiti che appartenevano ad altre donne scomparse. Molte di loro erano appena arrivate dalla città, nessuno le conosceva né ha reclamato i loro corpi. La polizia stessa non si è scomodata troppo per le indagini, così gruppi di femministe e di attiviste/i si sono fatti carico di redigere una lista di disperse, di investigare e di analizzare la serie di femminicidi.

Nel 1999 Ursula Biemann, artista, teorica e curatrice di studi su migrazioni, genere e tecnologie, ha realizzato un video-documentario dal titolo Performing the border, girato al confine tra Messico e Stati Uniti, dove le corporations americane hanno installato  stabilimenti per l’assemblaggio di componenti elettroniche e digitali. Continua a leggere →

Perugia: le PDemocratiche in festa rivendicano di aver messo in sicurezza le donne

Sabato 14 settembre, alla libreria Feltrinelli di Perugia, nell’ambito della festa delle democratiche, si è tenuto un incontro a partire dalla presentazione de L’ho uccisa perché l’amavo, di Lipperini-Murgia. Partecipavano Loredana Lipperini, Maria Grazia Passuello, presidente di Solidea, l’assessora alle pari opportunità del comune di Perugia,  Lorena Pesaresi, la senatrice Maria Grazia Cirinnà e la deputata Fabrizia Giuliani, entrambe nelle rispettive commissioni Giustizia. Coordinava Maria Grazia Pugliese, PD Firenze.

Arrivo con mezz’ora di ritardo – gli autobus, a Perugia, sono vecchi, lenti, spesso si fermano per strada e ciononostante il prezzo del biglietto aumenta – e trovo una platea risicata, una trentina di persone, quasi esclusivamente donne, alcune delle quali sono facce abbastanza note, funzionarie di partito del PD. Continua a leggere →