Archivi tag: stato carcerario

Violenza di Stato e ancelle del biopotere

 

sisterhood

Londra, 25-08-16 #WearWhatYouWant. Manifestazione davanti all’ambasciata francese a Knightsbridge per protestare contro il divieto di indossare il burkini, diventato legge in molte città costiere della Francia

In Francia vietare alcuni tipi di abbigliamento, interdire precisi comportamenti nei luoghi pubblici, sanzionare usi e costumi di una parte della popolazione è prassi politica consolidata e radicata storicamente tra il XVIII e il XIX sec. Michel Foucault, in particolare ne La società punitiva ed in Bisogna difendere la società ci fornisce delle coordinate ancora valide per leggere il presente.  Sono i seminari al College de France in cui Foucault traccia la genealogia del biopotere, in cui ci parla dell’articolazione del potere disciplinare in Francia e in Inghilterra. Anche gli apparati di potere del XX secolo, ci spiega, quando devono dominare le irregolarità, scelgono la strada della “moralizzazione della penalità”, che si traduce nella “penalizzazione dell’esistenza” dei gruppi irregolari, dal momento che la loro vita viene inquadrata “in una specie di penalità diffusa, quotidiana” (p. 210).

Continua a leggere →

#25N e sorelle Mirabal – Cosa c’entra il femminismo con lo stato?

1509011_736897646377398_5871276460167409454_n
Non possiamo che essere contente che sia finita la sfiancante giornata del 25 novembre. In tante, infatti, non ne potevamo più di veder girare sui media e sui social network spose insanguintate, donne pestate, bocche cucite, addirittura icone dei cartoni animati ritoccate con lividi e occhi pesti, segno dellorrido e macabro senso di estetica della violenza alla quale vorrebbero abituarci. Non ne potevamo più perché ci ha nauseato questo raccapricciante e mortifero gusto per l’orrido e per il macabro,  ma soprattutto perché ci disgusta ancora di più  il rovesciamento di senso che questa giornata cerca di operare sulle questioni per noi importanti. Ma cosa centra il femminismo con lo stato? cosa c entra il femminismo con le Nazioni Unite? ripassiamo un attimo di storia.

Continua a leggere →

Perugia. Sei denunce per contro-manifestazione sentinelle in piedi

facinofroce

foto di Marco Giugliarelli

dal collettivo Bellaqueer Perugia

Domenica 5 ottobre le strade e le piazze delle città italiane sono state invase da un fiume di gente festante, che con ironia e gioia ha travolto l’immobile oltranzismo cattolico omofobico e sessista delle “Sentinelle in piedi”, scese in piazza per sostenere una fantomatica libertà di espressione, di fatto per esprimersi contro l’agibilità sociale e politica e l’accesso ai diritti di donne, gay, lesbiche, trans etc..

L’esplosione di soggettività che li ha travolti ha messo in scena un protagonismo sociale differente, che non si limita alla difesa della libertà, ma è esso stesso esercizio e pratica della libertà. In tantissim* hanno riconquistato con una forza dirompente visibilità e agibilità politica in quegli spazi di vita quotidiana (la città stessa) che le politiche antisociali e liberticide dell’austerity sottraggono e rendono meno accessibili a tutt* ed ancora meno a chi rappresenta l’altro di una supposta neutralità del diritto (donne, gay, lesbiche, trans…). Continua a leggere →

La fine del sionismo è una questione femminista

sisterfire

Questa traduzione vuole essere di sostegno alla lotta congiunta della rete  INCITE, donne e persone trans di colore contro la violenza, nella denuncia dei crimini commessi dal sionismo contro la popolazione palestinese, crimini che intrecciano  sessismo e razzismo. La lotta contro la violenza di genere, per l’autodeterminazione e la libertà riproduttiva  riguarda sempre e comunque il femminismo e non solo quando interessa donne biologiche bianche, di cultura occidentale e di classe medio-alta.

La fine del sionismo è una questione femminista
di Nada Elia, da  The Electronic Intifada 24 July 2014
traduzione di Agnes Nutter, revisione di Jinny Dalloway

Con l’avvicinarsi della terza settimana di attacco da parte di Israele alla popolazione palestinese di Gaza, si continua a sentir parlare del “numero sproporzionato” di vittime tra le donne e i bambini. Questa espressione richiede una domanda: qual è un numero proporzionato di donne e bambini uccisi in un genocidio?

Come si chiede Maya Mikdashi di Jadaliyya nel suo articolo “Possono gli uomini palestinesi essere vittime?”: se una maggioranza significativa delle persone uccise fossero uomini adulti, i crimini di Israele sarebbero minori?

È necessaria un’analisi differente della violenza di genere, una che riconosca che nessuna “proporzione” è accettabile poiché ogni morte dovrebbe essere pianta, mentre si forniscono i mezzi per una comprensione differente delle manifestazioni di violenza. Continua a leggere →

L’interrogazione parlamentare sugli “attacchi” alle Sentinelle in piedi. Qualche riflessione

suora con nervo

Bisogna riconoscere che le Sentinelle in piedi, o chi per loro,  non sono proprio sprovvedute nella costruzione del loro perverso ordine del discorso. Nate all’indomani dell’approvazione alla Camera del DDL Scalfarotto, hanno cominciato a darsi appuntamento nelle piazze italiane con un libro in mano, senza profferir parola, dritte in piedi, lanciando dal web il loro invito a scendere in piazza a leggere, in piedi, per difendere la libertà di espressione, in silenzio. Continua a leggere →

Performando il pornoterrorismo

IMG_0034

Un estratto da Pornoterrorismo di Diana J. Torres, uscito in Italia ad aprile 2014 e pubblicato da Golena edizioni.

Un Grazie grande all’autrice e all’associazione Golena. Accattatevillo e leggetevelo tutto!

Uno scenario è un letto, una tomba, un patibolo un tappeto volante, una plaza de toros, una roulette (russa), una fogna, una culla, un altare, un mattatoio, un sotterfugio. Tecnicamente sono malata. Lo chiamano esibizionismo. Io preferisco non dare un nome a ciò che mi succede subito prima di entrare in scena. E’ un misto di eccitazione, fierezza, incazzatura e la profonda necessità di dire quello che devo, di fare il mio lavoro. Quello che succede quando mi trovo di fronte al pubblico ha, si, un nome: pornoterrorismo. Ma è solo un nome, una parola che sfiora solo di sfuggita la realtà di ciò che faccio, quello che descrive meglio, in una sola parola, cio che succede sullo scenario.[…] Continua a leggere →

Le sentinelle in piedi e la governance neoliberale delle differenze

fabulous revvolution

Il 29 marzo a Perugia si sono riunite le “sentinelle in piedi” che, dopo l’approvazione alla Camera del DDL Scalfarotto, comunemente noto come legge anti-omofobia, hanno cominciato a darsi appuntamento nelle piazze italiane per riaffermare, a quanto sostengono nel loro sito,  il diritto di essere sempre e comunque liberi di esprimersi, che, detto così, sembrerebbe voler significare anche quando si è omotransfobici. Qui il report dell’intervento di alcun@ che hanno contestato pacificamente la veglia e sono stat@ prontamente identificat@ dalla polizia.

Di seguito, un’analisi sul retroterra neofondamentalista delle sentinelle “per la libertà” ai tempi del neoliberalismo. Continua a leggere →

Come l’attivismo anti-violenza mi ha spinto a diventare un’abolizionista del carcere

Richie-Anti-Violence-activism

Traduzione di un articolo di Beth E. Richie apparso su The feminist wire

La scelta di tradurre e pubblicare questo articolo è motivata in larga misura dallo stato in cui versa il femminismo bianco, liberale e borghese, italiano e non solo. Pur nella specificità e nella diversità dei contesti cui Beth Richie fa riferimento, l’approccio del femminismo nero alla violenza offre indicazioni di analisi e di metodo molto più complesse e complete, pressocchè ignorate non solo in Italia, ma più generalmente in Europa, da quel femminismo bianco liberal-borghese che ha monopolizzato il dibattito, impoverendolo e spostandolo a destra. Quest’ultimo, infatti, è stato ridotto  ad un essenzialismo vaginale che mistifica la realtà, sorvola  sulle numerose  disuguaglianze che strutturano gerarchie di potere fra le donne stesse, invoca un ricorso sempre più massiccio alla logica della carcerabilità e tace sulla violenza che anche lo stato perpetua contro le donne, in particolare  quelle non europee,  appartenenti alle classi sociali medio-basse e non conformi al genere.  Continua a leggere →