Archivi della categoria: transfemminismo

Sotto il velo dell’impostura. Di burka, burkini e PornoBurka.

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Nel mezzo di una strada moderna della Barcellona alternativa e diversa, cosmopolita, appare senza complessi, senza rimorsi, senza colpa apparente, senza aver chiesto permesso né averne avuto, né più né meno, un burka. Una donna sotto un burka, sarebbe giusto dire, ma il primo termine non importa. Di donne ce ne sono molte, di burka, no. Un burka sopra una donna scomparsa, inghiottita da una griglia azzurra che incornicia di filigrana gli occhi che non si vedono. Non si vede niente, né le mani, coperte da guanti, né le caviglie, coperte da calzini. Niente e, ciononostante, tutto. Si vede il burka. C’è bisogno di vedere qualcosa di più? […] Un burka. Afghanistan, il nome maledetto o benedetto secondo il lato da cui si guarda, il nome che rimette tutti al loro posto, che scopre chi è chi a migliaia di km dal posto dove ciascuno è qualcosa. Peshawar, i campi profughi, la sodomia, i talebani, l’11 settembre e il Kashmir, strappato dai maledetti indigeni. I pashtun, i patti, Musharraf, la bomba atomica, gli Stati Uniti, l’Iran, un islam o l’altro e ancora più in là. E adesso tutto ricomincia, sta qui in forma di burka. Stai con loro o contro di loro, sei dei nostri o stai fuori?

Brigitte Vasallo, PornoBurka.

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Virginie Despentes: il femminismo è stato la rivoluzione più importante del XX secolo

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Da Diagonal Periodico, una intensa intervista a Viriginie Despentes che, a partire dal suo ultimo romanzo, Vernon Subutex 1, ci parla di guerra di classe dichiarata dall’alto, Nuit Debout, gentrificazione urbana e culturale, stupro e lo stato presente dei femminismi.

Virginie Despentes,  scrittor@ e cineasta, autor@  di Teoria King Kong (Melusina, 2007) e Scopami – romanzo e film – ha un aspetto che mette soggezione, ma delle maniere calorose. Si sente molto a suo agio tra i libri. Nella stanza dove ci troviamo ci sono diverse librerie e, prima di cominciare l’intervista, il suo sguardo si posa sulla copertina di alcuni di quelli, sempre a caccia di qualcosa di interessante. Ha curiosità di conoscere il punto di vista degli altri, curiosità che si manifesta nella necessità di sapere dei contesti simili a quello che attualmente sta vivendo in Francia. Insiste sulla sua età, 47 anni, e su quanto sia entusiasmata dalla forza dimostrata nella Nuit Debout. Questa emozione contrasta con il sentimento del romanzo che è venuta a promuovere alla Feria del Libro di Madrid, Vernon Subutex 1 (Penguin Random House, 2016), primo episodio di un racconto poliedrico dove si espongono tutte le fila di un tessuto generazionale. Continua a leggere →

Quando tira aria di omonazionalismo, è ora di essere incivili!

 

condiSulla manifestazione del 23 gennaio a sostegno del DDL Cirinnà, una riflessione di Libera Voler

É TEMPO DI ESSERE INCIVILI. Nelle scorse settimane mi è capitato che qualcun* mi chiedesse cosa pensassi della proposta di legge che disciplina le coppie omosessuali e se scendessi in piazza il 23 gennaio al grido patriottico di “svegliati italia! È ora di essere civili”.
A prescindere da quello che crede ognun* di noi sul matrimonio, ho sempre ritenuto che le leggi che estendono i diritti sono leggi per le quali battermi; certo credo che, piuttosto che il riconoscimento come coppia, meritiamo leggi che ci tutelano come singol* queer, l’accesso ai servizi, agli ormoni, a dei documenti che non umilino la nostra identità, la reversibilità anche fuori dal matrimonio, la cancellazione della legge 40, un obbrobrio che permette solo alle lesbiche più ricche di fare figli all’estero. Continua a leggere →

Il femminismo un giorno sarà contro l’aborto, se continua su questa strada

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Leonor Silvestri parla con Florencia Arriola dell’amore, dell’eterosessualità, del capitalismo, della sorellanza o dei “territori morali” che impone anche il femminismo. Traduzione da Pikara magazine

Ha saputo essere una filologa antica e, anche se ha vissuto molte morti nella sua esistenza, oggi si dedica a dare lezioni a casa sua come una sofista dell’antichità. Poco umana e radicale, decostruttrice dell’amore romantico e distruttrice dell’eteronorma, Leonor Silvestri fa poesia, scrive, pratica sport di combattimento e balla dancehall e reggaeton. Sono questi i modi in cui accresce la sua potenza  e si reinventa, mentre cerca nuovi artifici che mettano all’angolo l’eterocapitalismo Continua a leggere →

Nè teorica gender nè transumana. Bagnasco 0 – desiderio di autodefinirsi 1000

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di Lole Montale

Sembra che al centro della Conferenza episcopale italiana di ieri le parole chiave fossero gender e transumano. Nella lettura di Bagnasco sembra addirittura che il transumano sia l’esito unico della “teoria del genere”. Non mi soffermo su quest’ultima perchè in tante/i si sono già espresse/i. Due parole su cosa significhi transumano, su chi siano le/i transumaniste/i però le spendo volentieri. Continua a leggere →

Performando il pornoterrorismo

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Un estratto da Pornoterrorismo di Diana J. Torres, uscito in Italia ad aprile 2014 e pubblicato da Golena edizioni.

Un Grazie grande all’autrice e all’associazione Golena. Accattatevillo e leggetevelo tutto!

Uno scenario è un letto, una tomba, un patibolo un tappeto volante, una plaza de toros, una roulette (russa), una fogna, una culla, un altare, un mattatoio, un sotterfugio. Tecnicamente sono malata. Lo chiamano esibizionismo. Io preferisco non dare un nome a ciò che mi succede subito prima di entrare in scena. E’ un misto di eccitazione, fierezza, incazzatura e la profonda necessità di dire quello che devo, di fare il mio lavoro. Quello che succede quando mi trovo di fronte al pubblico ha, si, un nome: pornoterrorismo. Ma è solo un nome, una parola che sfiora solo di sfuggita la realtà di ciò che faccio, quello che descrive meglio, in una sola parola, cio che succede sullo scenario.[…] Continua a leggere →

Postporno. Questo porno che non è un porno

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In vista della Primavera queer che si terrà all’Università di Chieti il 28 aprile e dal 5 al 9 maggio 2014, pubblichiamo il contributo di una delle relatrici, Rachele Borghi, geografa e attivista queer. L’articolo è parte del saggio Femministe a parole  (Sabrina Marchetti, Jamila Mascat, Vincenza Perilli, cura). Roma: Ediesse, 2012

Si ringraziano l’autrice e le curatrici.

Rachele Borghi, Postporno. Questo porno che non è un porno

In Femministe a parole. Grovigli da districare (Sabrina Marchetti, Jamila Mascat, Vincenza Perilli, cura). Roma: Ediesse, 2012

Non è più possibile scegliere la non rappresentazione della sessualità perché senza rappresentazione non c’è sessualità. L’unica cosa che possiamo scegliere è una forma di proliferazione critica di rappresentazioni sessuali

(Beatriz Preciado 2011, p. 160).

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Beatriz Preciado. Moltitudini queer- Note per una politica degli anormali

Traduzione di Dalila Ingrande dell’articolo Multitudes queer, notes pour une politique des “anormaux”, da http://multitudes.samizdat.net

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Beatriz Preciado

Università di Paris VIII

Moltitudini queer: note per uma politica degli “anormali”

 Abstract: questo articolo tratta della formazione dei movimenti e delle teorie queer, della loro relazione con i femminismi e dell’utilizzo politico di Foucault e Deleuze. Esplora inoltre i vantaggi epistemologici e politici, per la teoria  e il movimento queer, dell’uso della nozione di “moltitudine” in relazione a quella di “differenza sessuale”. Differentemente da ciò che accade negli Stati Uniti, in Europa i movimenti queer si ispirano alle culture anarchiche e alle emergenti culture transgender per combattere l’”Impero Sessuale”, proponendo, come è noto, una deontologizzazione delle politiche delle identità. Non c’è più una base naturale (“donna”, “gay”, etc.) che possa legittimare l’azione politica. Quello che importa non è la “differenza sessuale” o la “differenza degli/ delle omosessuali”, ma  le moltitudini queer. Una moltitudine di corpi: corpi transgender, uomini senza peni, gounis garous, ciborg, donne butch, uomini lesbici, eccetera. La “moltitudine sessuale” appare, così, come il soggetto possibile della politica queer.

parole chiave: teoria queer; politiche dell’identità; moltitudini queer. Continua a leggere →

Beatriz Preciado, Noi diciamo rivoluzione

untitledTransfeminismos. Epistemes, fricciones y flujos è un’antologia che raccoglie i contributi di militant@ transfemminist@ allo scopo di cartografare una serie di discorsi, pratiche politiche e produzioni culturali legate al femminismo e alle lotte di liberazione sessuale e di (e dal) genere che abitano attivamente i movimenti sociali dello Stato spagnolo. Non è tanto una raccolta compilativa delle pratiche e delle rivendicazioni del trans (o nuovo) femminismo, quanto un archivio per dare spazio a quelle voci invisibilizzate dal femminismo mainstream, voci che sfidano le forme del sapere scientifico e del pensiero istituzionale. Il volume si presenta quindi come un impegno  per la ri-creazione e la ri-costruzione di esperienze e saperi sovversivi, di  memorie politiche al servizio di chi lotta negli interstizi del femminismo.

Di seguito, la traduzione del prologo scritto da Beatriz Preciado Continua a leggere →

Judith Butler e Beatriz Preciado a dibattito

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Quella che segue è la prima parte di una lunga intervista realizzata da Ursula del Aguila per la rivista francese Têtu . La traduzione, a quattro mani, proviene dall’originale in francese, che si trova qui, e da una versione in spagnolo, che si può leggere qui. Grazie ad Anna del Laboratorio Le Antigoni per la traduzione dal francese.

Il nuovo soggetto della rivoluzione (parte prima)

Il femminismo si è trovato in un vicolo cieco. È il parere di Judith Butler, importante filosofa all’origine delle teorie queer, ma è anche quello di Beatriz Preciado, che comincia il suo Testo Junkie chiedendosi: «che genere di femminista sono io oggi, una femminista dipendente dal testosterone, o un transgender dipendente dal femminismo?». Non serve a niente addentrarsi ulteriormente nella denuncia perpetua delle ineguaglianze di cui le donne sono vittime, bisogna piuttosto analizzare la sostanza stessa dell’identità «donna» che le imprigiona. Anche la Butler si interessa, dagli inizi degli anni novanta, alla realtà del genere, sempre disturbata (si pensi al suo famoso Gender Trouble), ma attraverso la lente dell’omosessualità. Continua a leggere →